Le relazioni difettose – E se mi annoio nel rapporto di coppia?

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Ciao Ester,

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ho quasi 26 anni e da 4 anni ho una relazione. La mia prima vera relazione. I primi 2 anni li abbiamo vissuti a distanza e da 2 anni conviviamo. Ultimamente inizio a sentire un po’ il peso della routine, mi annoio e non ho nemmeno più desiderio. Ho cercato e continuo a cercare di capire come sia possibile dato che il mio ragazzo mi dà attenzioni, è presente ecc. Sono giunta a svariate conclusioni tra cui :

1. Non avendo mai avuto una relazione vera in passato (ma solo conoscenze mordi e fuggi/ragazzi che all improvviso sparivano/cotte più o meno forti e un solo un unico amore non corrisposto e finito malaccio ) non ho mai sperimentato l’evoluzione di un rapporto nel corso del tempo. Ho creduto stupidamente, per mancanza d esperienza, che i rapporti restassero sempre magici come agli inizi. Dunque, la “crisi/shock” che sta vivendo il mio rapporto di coppia (e io di conseguenza), è dovuta alla mia inesperienza (?)

2. Il nostro rapporto è stato sempre appesantito da tante cose: la distanza, il non poter vivere esperienze insieme, il vedersi solo 1 ora al giorno quando ci vedevamo… Inoltre, quando siamo andati a convivere, io ero sempre sola a casa perché lui lavorava tutto il giorno. Ero lontana dalla mia famiglia e dai miei amici, non sapevo nemmeno con chi uscire. Forse tutto ciò, ha distrutto a poco a poco tutto (?)

3. Non amo più il mio ragazzo. Ho pensato anche a questo poiché tra i 2, solo io sto “soffrendo” così tanto la situazione. Solo io non ho più desiderio. Quando qualche ragazzo ci prova con me, a me quasi fa piacere (wtf!!!?!?) perché sento nuovamente l’adrenalina, quella che vorrei nuovamente nella mia relazione. Addirittura, il mio “ex” (l’unico amore avuto prima di cui sopra) mi ha contattata varie volte negli ultimi anni e se inizialmente mi era indifferente, da quando sono iniziati i problemi nel mio rapporto, ho iniziato a provare una sorta di piacere nel rispondergli!!!

Tuttavia, è anche vero che ho una gran gran voglia di risolvere. Ho parlato sin da subito con il mio ragazzo e continuo a farlo ogni volta che sono in down. Non riesco a capire quale sia il vero motivo di questo mio malessere. Ho fatto tanto per conquistare il mio ragazzo e ora che è qui per me, che mi dimostra ogni giorno quanto mi ama, che mi succede? Ho sempre desiderato una persona rispettosa accanto a me e ora che ce l ho, perché provo questa sorta di insoddisfazione?

Schopenhauer diceva bene: le nostre vite oscillano tra il dolore, quando non abbiamo qualcosa, e la noia quando poi la otteniamo. Non saremo mai contenti!!

Un abbraccio,

(Puoi chiamarmi) G.

La risposta

Cara G.,

lunedì, quarantena e massimi sistemi, per non farci mancare niente. Va bene, come vuoi tu. Con una premessa. Se questa faccenda d’intolleranza s’è acuita nelle ultime tre settimane, direi di ripensarci a giugno. La prigione non ha mai fatto bene a nessuno.

Amore – già si sa – è parola mutevole. È della stessa sostanza della plastilina: in questo periodo per esempio una bella coppia sono due che si evitano reciprocamente di impazzire. Insomma in due ci si cura ansia e ipocondria e uno, quello che ama di più, il più forte, la roccia, va anche a fare la fila all’Esselunga.

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Tutto qui. E sarebbe pure normale. Se non fosse che da inizio ottocento è venuta alla ribalta – causa letteratura intensificata del disagio – questa difficoltà del paragone: eh ma all’inizio non eravamo così. E grazie tante che era meglio. Pure le scarpe quando sono nuove sono meglio. Non esiste più nessuno che non è madame Bovary.

Come cambia l’amore nel tempo

Il massimo sistema da esaminare tra me e te, per fortuna, è uno solo: cosa diventa l’amore quando viene il momento di chiamarlo amore. Ci sei arrivata nei vent’anni, quindi la prognosi è fausta anzi eccellente. Mi compiaccio.

Insomma hai visto che le premesse le puoi buttare – intendo quella cosa che si fa per un annetto o due, ovvero sentirsi poco, vedersi il fine settimana o anche meno, aspettare i messaggi ognuno sul suo divano, scriversi, assaggiare la nostalgia ogni volta che ci si separa, una vacanzuccia assieme – non entra nemmeno nel grafico. È amore asintomatico. Quel gradevole passaggio prima che i due entrino stabilmente insieme in una casa è una specie di introduzione scritta da un autore scarso. Quel che succede prima delle convivenze non fa media, come i numeri del virus in Cina. L’inizio dell’amore va bene solo per cantarci sopra Loredana Berté.

E certo potremmo fare molta letteratura su questi temi poderosi e su come si arrivi sempre impreparati alla pace dopo che uno ha fatto il giro del mondo per trovare un sano di mente con cui dormire la notte. E per ore strologare di come l’amore sia la strana felicità di tenersi un vecchio modello d’uomo perché saresti così infelice senza, che non ha senso cercare alternative. Oppure possiamo semplificare volgarmente molto, fare un favore a questi nostri stanchi nervi e parlare di quello che succede quando prendi due e li metti a vivere assieme: matrimonio, convivenza.

La convivenza è la vera prova

È quando si divide la casa che si vede di che stoffa siete fatti. Di solito: cartone. È la casa che dice se siete fatti per durare o no, la casa è destino. Chissà perché i poeti delle case non parlano mai.

Secoli di amore romantico, non corrisposto, sublimato, represso, amore che annienta, amore immaginario, amore sulla luna, amore sotto l’ermo colle. Tutto è più degno di parole della verità. E la verità vi prego sull’amore è che il dopo non somiglia manco lontanamente al prima.


Conclusione

Quindi. Ecco grazie a dio le solite due possibilità, la cosa più intelligente della vita è che ti dà le alternative, ma mai troppe.

a) L’Esattore Sentimentale 
L’amore come dici tu. Per meno di quello non vale la pena. Non possono esistere flessioni, cali di tensione. Accetto compromessi che però mi facciano conservare una quota di maggioranza: cioè l’amore può perdere di intensità, ma non sopra diciamo il 30%. Anzi facciamo il 20. Le rinunce devono essere contenute, o non ha più senso. Bisogna piacersi più o meno come all’inizio o non è pensabile dividere la vita gli spazi e la tovaglia ogni sera. La A di amore ci vuole maiuscola.

b) Il Darwiniano 
La A va bene anche minuscola, anzi andrà egregiamente bene anche la v di volersi bene. Le coppie si riadattano e formano insieme qualcosa che non somiglia per niente a come eravate. Qualcuno ha fatto una precoce conversione al fenomenismo e s’innamora come ti farebbe innamorare Darwin: del più adatto. L’innamoramento come un colloquio di lavoro: a vent’anni sembra una resa, a trenta la soluzione.

Inviate le vostre storie di relazioni difettose, complicate, attorcigliate, tormentate o semplicemente “incasinate” a [email protected] (e avrete le risposte).

Tutte le lettere e le risposte.

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