Oscuro e disturbante, Le colline hanno gli occhi – stasera alle 21.20 su Rai 4 – è uno dei remake di un classico del cinema horror meglio riusciti degli anni zero. Perché il regista francese Alexandre Aja – autore di Alta tensione, piccolo cult slasher del 2003 con Cécile De France – è un fine conoscitore degli stilemi del genere. E l’impresa di attualizzare senza tradire l’originale del 1977 di Wes Craven, l’ha condotta con grande perizia splatter.
Assieme ai classici Non aprite quella porta e L’ultima casa a sinistra, il film di Wes rappresenta uno dei primi horror a mettere a nudo le contraddizioni e le chimere della cultura hippie. Proprio nell’epoca in cui l’importanza dell’aspetto fisico e della bellezza si stavano spingendo verso l’eccesso anni Ottanta, lo splatter – e Wes Craven nello specifico – arriva a mostrare la debolezza di questa ossessione corporea. Sottolinenando le contraddizioni di una società traditrice, che aveva sostituito il sogno americano con il narcisismo più materiale.
Le colline hanno gli occhi versione 2.0
Una tranquilla famiglia media americana, sfacciatamente WASP, intraprende un viaggio in camper attraverso il deserto della California. La destinazione è una località di vacanza. Un banale guasto al motore, che li costringe a una sosta forzata scatena l’inferno. I Carter infatti – capitanati dall’attore Ted Levine ovvero il Buffalo Bill di Il silenzio degli innocenti – diventano il bersaglio di una famiglia di cannibali. Orribilmente sfigurati, anima e corpo, dagli esperimenti nucleari condotti nella zona. Papà Bob, sua moglie Ethel e i tre figli devono così sopravvivere all’appetito dei loro disgustosi carnefici.
Resi incredibilmente mostruosi dagli effetti speciali che li hanno trasformati in giganti deformi, in mutanti dai cervelli enormi e in bambine orribilmente sfigurate. Un cambiamento significativo rispetto al film di Craven che si manteneva sul vago rispetto alle cause di tali orrori psico-fisici. Dato importante alla luce di come l’horror negli anni 70 era concepito più come metafora di una società distorta dai consumi.
Le strane vacanze della famiglia Carter
Realizzato nel 2006 – sulla scia del successo del remake nel 2003 di Non aprite quella porta diretto da Marcus Nispel – Le colline hanno gli occhi nasce dalla precisa volontà di Wes Craven. Il quale ha scelto personalmente Alexandre Aja dopo essersi entusiasmato di fronte alla visione di Alta tensione. Il regista francese aveva infatti tutte le caratteristiche per sfornare un horror schietto e brutale. Come non accadeva da tempo, specialmente nel panorama del genere americano. Troppo edulcorato e timoroso della forbici della censura.
Aja, conosciuto in patria per il suo sano gusto del macabro, si è lanciato così nell’impresa. Regalando brividi e adrenalina a profusione, e rispettando quasi alla lettera la sceneggiatura originale. Oltre a essere stato un successo incredibile per un film horror, Le colline hanno gli occhi lancerà anche la carriera americana del regista francese. Che nel 2010 mette le mani su un altro classico con Piraña Paura, versione 3D di un cult movie omonimo del genere horror catastrofico: il sanguinario (ma spassosissimo) debutto alla regia di James Cameron.
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