“Io te lo avevo detto!” può farti sentire bene, ma fa male a tuo figlio

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te l'avevo detto

“Vedi? Io te lo avevo detto!”

È probabile che abbiamo sentito questa frase mille volte nella nostra infanzia e adolescenza dai nostri genitori. Probabilmente la odiamo. Ed è anche probabile che la ripetiamo ai nostri figli quando commettono un errore di cui li avevamo avvertiti. Ma solo perché questa frase è così comune non significa che sia appropriata. Anzi, dovremmo sforzarci di sradicarla dal nostro lessico.

“Ascoltami o sbaglierai!”, l’atteggiamento con cui inibiamo i bambini

Come genitori, abbiamo accumulato più esperienza di vita dei nostri figli. Questo ci permette di anticipare gli errori che potrebbero commettere quando prendono una decisione o si ostinano a seguire un determinato cammino. È anche possibile che noi stessi abbiamo commesso l’errore che stanno per commettere loro.

Come genitori, è anche normale vedere i nostri figli commettere errori e fallire. Il loro dolore lo sentiamo come nostro, quindi il nostro primo impulso è evitare tutto ciò che potrebbe farli stare male. Tuttavia, il confine tra cura responsabile e iperprotezione genitoriale è solitamente molto sottile, quindi è facile attraversarlo.

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Una delle forme più comuni di iperprotezione si presenta sotto forma di avvertimenti. “Non usare la bici o cadrai”, “tieni il taccuino nello zaino o te lo dimentichi a casa domani”, “se ti vesti così, tutti rideranno di te”… Anche se molti di questi avvertimenti possono sembrarci sensati, è anche vero che limitano le opportunità di apprendimento attraverso l’errore.

Dopo un avvertimento da parte dei genitori, ci sono due possibilità: che il bambino presti attenzione o che decida di fare esattamente il contrario e commetta un errore. E poiché nella genitorialità nulla è bianco o nero, a volte fidarsi dei genitori non è così positivo e fare errori non è così negativo.


Nessuno impara la lezione nella testa di un’altro

Mia nonna diceva che “nessuno impara la lezione nella testa di un’altro”, un detto obsoleto che non ho mai più sentito. Ma la verità è che molte volte l’esperienza degli altri non basta per farci maturare. Pertanto, anche i nostri figli devono commettere i propri errori.

Quando i bambini obbediscono senza fare domande, in realtà agiscono diretti da noi, quindi non sperimenteranno le conseguenze del comportamento che abbiamo evitato. L’obbedienza ha ovviamente un lato positivo: si evita l’errore e le sue implicazioni negative. Senza dubbio. Ma sforzarsi di spianare continuamente la strada ai nostri figli finirà per impedirgli di affrontare i problemi della vita e imparare a risolverli con le risorse a loro disposizione.

Se diventiamo genitori-elicottero che si librano continuamente sopra la testa dei propri figli per evitare che affrontino le conseguenze di una decisione sbagliata, li priviamo delle opportunità per crescere e sviluppare il pensiero critico, una capacità che più avanti nella vita sarà essenziale per scegliere il cammino che vogliono seguire.

Infatti, dietro ogni “te l’avevo detto io!” si nasconde un tentativo di rafforzare la nostra autorità, posizionandoci come riferimento a cui dovranno obbedire la prossima volta. In un certo senso, è come diventare una divinità ai loro occhi. Incarniamo il ruolo di un “Dio onnipotente” che sa cosa è giusto e cosa è sbagliato. E gli chiediamo di obbedirci senza fare domande.

In questo modo possiamo impedirgli di commettere qualche errore, ma gli impediamo anche di sviluppare da soli la capacità di discernere ciò che è giusto o sbagliato, ciò che possono o non possono fare, ciò che è innocuo da ciò che è pericoloso. Invece di promuovere la loro autodeterminazione, li trasformiamo in persone dipendenti dall’approvazione esterna così che, più avanti nella vita, in assenza dei genitori, cercheranno altri referenti di potere che dicano loro cosa fare.

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“Te l’avevo detto” non è solo una recriminazione, ma anche un costante promemoria del fatto che hanno bisogno dell’approvazione dei loro genitori per ogni passo che fanno o per ogni decisione che prendono. In fondo, ciò che questa frase trasmette realmente è che il bambino non può farcela da solo perché, se osa, probabilmente sbaglierà e troverà sempre qualcuno disposto a rinfacciarglielo.

Perché dire loro “te l’avevo detto io” è anche inutile?

Quando i nostri figli ci ignorano e continuano per la loro strada solo per sbagliare in seguito, è normale che li rimproveriamo con frasi come “vedi, ti avevo avvertito!”, “ti avevo detto di non farlo, ma tu non mi ascolti mai!”, “sapevo già che sarebbe successo” o “avresti dovuto fare come ti avevo detto!”… In realtà queste frasi esprimono solo la frustrazione dei genitori – e in fondo a volte anche una certa soddisfazione per aver avuto ragione.

Quando i bambini scelgono di ignorarci, possono sbagliarsi. È una prospettiva dolorosa ed esasperante in egual misura. Ovviamente, se fossero più obbedienti, potrebbero evitare molti problemi, dolori, disagi… Ma eviterebbero anche l’apprendimento che questi contengono.

Crescere i bambini dentro una sfera di cristallo, sempre sotto il nostro sguardo ferreo e il flagello degli avvertimenti per evitare che commettano errori, finirà per incidere negativamente sulla loro autostima e danneggiare la fiducia in se stessi. Quando un bambino commette un errore per aver preso una decisione e riceve questo tipo di commenti dai suoi genitori, che sono le persone che ama di più e i suoi principali riferimenti nella vita, è normale che provi vergogna e persino umiliazione.

Queste sensazioni non sono piacevoli ed è probabile che il piccolo diventi sempre più dipendente e insicuro, che non osi esplorare il mondo e abbia paura di sbagliare. Quando crescerà, diventerà un adulto timoroso del fallimento, privo d’iniziativa, avverso al rischio e con una profonda mancanza di fiducia in se stesso. Probabilmente non sarà in grado di affrontare i problemi e crollerà alla minima difficoltà perché non ha imparato ad affrontare le avversità e la frustrazione che derivano proprio dall’osare andare per la sua strada e prendere le sue decisioni.

Cosa fare quando intuiamo che nostro figlio sta per commettere un errore?

Ovviamente, se riteniamo che nostro figlio o un’altra persona sia in pericolo o possa essere esposta a una situazione rischiosa, dobbiamo intervenire. Soprattutto, è importante mantenere i bambini al sicuro, quindi non possiamo permettere loro di fare tutto ciò che vogliono senza alcune regole di sicurezza di base.

Detto questo, è anche essenziale lasciargli un margine di manovra affinché sviluppino la loro autonomia, anche se corrono il rischio di sbagliare. Sbagliare, infatti, non è qualcosa di negativo, ma piuttosto diventa un’opportunità per imparare e continuare a crescere come persone.

Quando i bambini commettono errori, imparano che le loro azioni hanno delle conseguenze e che devono assumersene la responsabilità. Cominciano anche a sviluppare abilità di vita essenziali come la resilienza, la perseveranza, l’umiltà e il pensiero critico. Inoltre, la libertà di decidere, sbagliare, cadere e rialzarsi, rafforza l’autostima e la sicurezza e diventa la base della fiducia in se stessi.

Pertanto, quando tuo figlio commette un errore, invece di gridargli un “te l’avevo detto!”, accompagnalo e aiutalo a riflettere su quanto accaduto in modo positivo e rispettoso. Spiegagli che ci sono momenti in cui è meglio ascoltare i consigli di chi ha più esperienza, ma fagli sapere che sbagliare non è male e incoraggialo a imparare dall’accaduto.

In questo modo rafforzerai la sua fiducia e l’autonomia nel prendere le sue decisioni. Imparerà anche a essere consapevole delle conseguenze delle sue azioni e ad affrontare gli errori in modo positivo, vedendoli come un’opportunità per imparare e migliorare in futuro.

La entrada “Io te lo avevo detto!” può farti sentire bene, ma fa male a tuo figlio se publicó primero en Angolo della Psicologia.

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Redazione MusaNews
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