I 3 requisiti per raggiungere la felicità, secondo Epitteto

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Tutti vogliamo vivere meglio. Vogliamo essere più felici e avere meno preoccupazioni. Il problema è che non sappiamo come riuscirci. Abbiamo un obiettivo, ma il percorso verso la felicità sembra tortuoso e confuso.

Anche nel periodo ellenistico alcuni filosofi si chiesero come raggiungere la felicità e l’equilibrio. Le loro risposte diedero vita a uno dei movimenti filosofici più importanti di tutti i tempi: lo stoicismo.

Epitteto ne fu uno dei principali esponenti. Le sue idee sono vecchie di secoli, ma sono così attuali che possono aiutarci a spianare la strada alla felicità nel mondo moderno.

1. Per essere felice, devi prima essere libero

Gli stoici non concepivano la felicità senza la libertà. Epitteto arrivò ad affermare che “la felicità non consiste nel desiderare delle cose ma nell’essere liberi”. Era convinto che questa libertà si ottiene riducendo i desideri alla minima espressione.

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“La ricchezza non consiste nell’avere molti beni, ma pochi desideri”, affermava il filosofo. L’attaccamento alle cose genera uno stato febbrile che ci allontana dalla felicità e dall’equilibrio emotivo. Più cose vogliamo, più dovremo sforzarci per ottenerle, dimenticandoci di goderci il qui e ora. Questo ci condanna a un ciclo di insoddisfazione permanente. L’attaccamento alle cose materiali genera anche la paura della loro perdita, che ci porta sempre più lontano dal sentiero della felicità.

Pertanto, per Epitteto il primo passo nella ricerca della felicità consiste nell’ottenere la libertà che deriva dal distacco dalle cose materiali, dalla consapevolezza che non abbiamo bisogno di molte cose. Questo insight rompe molte catene, ci libera da molti condizionamenti e pressioni sociali che possono diventare opprimenti e angoscianti, permettendoci di andare avanti con un bagaglio più leggero.

2. Sbarazzati delle preoccupazioni, una volta per tutte

Epitteto era il filosofo della noncuranza. Capì che per raggiungere la felicità non dobbiamo solo distaccarci dalla materia ma anche dai nostri pensieri. Disse che “l’unico modo per raggiungere la felicità è smettere di preoccuparci di cose che sfuggono al nostro controllo e alla nostra volontà”.

Ci avverte anche che “l’uomo non è tanto preoccupato per i problemi reali, ma per l’ansia che immagina che questi problemi generino […] L’uomo non è turbato dalle cose, ma dall’opinione che ha di esse […] Gli eventi non lo feriscono, ma la percezione degli stessi sì”.


Secondo Epitteto, dobbiamo imparare a sbarazzarci delle preoccupazioni che aggiungono solo un peso non necessario alle nostre vite. Per fare questo, dobbiamo renderci conto che spesso l’ansia, la paura o la frustrazione non derivano dagli eventi in sé, ma dal modo in cui li interpretiamo.

Se consideriamo che è successo qualcosa di negativo, reagiremo con rabbia, frustrazione o tristezza. Se pensiamo che possa accadere qualcosa di negativo, reagiamo con ansia, tensione e paura. Ma quelle emozioni sono più il prodotto dei nostri giudizi che degli eventi stessi.

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“Non è quello che ti succede, ma come lo assumi. Il dolore e la sofferenza provengono da ciò che raccontiamo a noi stessi a proposito delle conseguenze, del futuro, di ciò che accadrà a seguito di ciò che è accaduto”, diceva Epitteto riferendosi alla narrazione che costruiamo attorno agli eventi. Come sbarazzarci di quella tendenza?

Comprendere che c’è un divario tra la realtà e la nostra risposta ci permette di intervenire proprio nella fase su cui abbiamo un certo controllo: i nostri pensieri sull’accaduto. Infatti Epitteto diceva che “le circostanze non fanno un uomo, rivelano solo ciò che è in lui”. Tutto dipende dalle lenti attraverso cui guardiamo. Il nostro atteggiamento e, in definitiva, la nostra felicità dipenderanno da quelle lenti.

3. Non combattere le circostanze, accettale incondizionatamente

Uno dei requisiti più importanti per la felicità nella filosofia stoica è l’accettazione radicale. In effetti, gli stoici svilupparono diversi esercizi pratici per aiutarci ad accettare le cose. Seneca, ad esempio, consigliava di fare un bilancio alla fine di ogni giorno, annotando quando ci irritiamo per qualcosa di banale o ci arrabbiamo per qualcosa che non lo merita. Se siamo in grado di percepire quegli errori, possiamo migliorare il nostro atteggiamento il giorno successivo e rispondere con maggiore equanimità.

Epitteto, da parte sua, pensava che se ci aspettiamo che l’universo ci dia ciò che desideriamo, siamo inevitabilmente destinati alla delusione. D’altra parte, se abbracciamo ciò che l’universo ci offre, le nostre vite saranno più sopportabili e potremo essere più felici.

Ci dà un consiglio saggio: “Non aspettarti che le cose accadano come desideri. Piuttosto, augurati che accadano come accadono, e sarai felice”. Al centro della sua filosofia c’era l’accettazione incondizionata, che non implica sottomissione o rassegnazione, ma la semplice constatazione della realtà così com’è.

Solo quando prendiamo atto obiettivamente di ciò che sta accadendo possiamo cambiare ciò che può essere cambiato e smettere di preoccuparci di ciò su cui non abbiamo il controllo. In quel momento smettiamo di reagire automaticamente per iniziare a pianificare la nostra risposta. Assumiamo il controllo della nostra vita.

Epitteto ci propone semplicemente di rispondere in modo adattivo ai cambiamenti che avvengono nel nostro ambiente, senza fare inutili resistenze, proprio perché quegli eventi non si adattano ai nostri desideri, aspettative o visione del mondo.

Epitteto credeva che “la felicità può essere trovata solo dentro”. Tentò di offrire ai suoi discepoli un cammino verso la felicità personale stabilendo dei “requisiti” che sono ancora validi oggi.

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Redazione MusaNews
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