Festa della mamma 2020: una mini calla per aiutare la ricerca contro l’Alzheimer

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Dal 4 al 10 maggio si potrà sostenere l’Associazione Italiana Ricerca Alzheimer Onlus grazie all’acquisto di una mini calla che sarà proposta in tutti i punti vendita Coop: per ogni piantina venduta, un euro sarà devoluto alla ricerca condotta dai ricercatori di  Airalzh  associazione che promuove e sostiene a livello nazionale la ricerca medico-scientifica sulla malattia dell’Alzheimer e altre forme di demenza.


Festa della Mamma Airalzh e Coop insieme per la ricerca_calla Festa della Mamma

Un problema che riguarda tutti

L’Alzheimer oggi colpisce circa il 5 per cento delle persone con più di 65 anni e, per le forme complessive di demenza si parla di un milione di casi, che, a causa dell’aumento delle aspettative di vita, sono destinati a crescere e ad avere un impatto sociale ancora più importante, triplicando verosimilmente nei prossimi 30 anni. Ma già oggi le persone coinvolte sono quasi tre milioni, considerando che prendersi cura di questi pazienti come assistenti o familiari, è un compito totalizzante.

800 miliardi di euro di spesa

In Europa il costo sociale della spesa per le malattie del cervello è di 798 miliardi di euro- dati dell’European Brain Council – è la seconda voce di spesa è proprio quella rappresentata dalle demenze, di cui la malattia di Alzheimer rappresenta il 70 per cento.

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«Un recente studio Europeo ha dimostrato che un trattamento in grado di ritardare la progressione della malattia del 50% porterebbe ad una forte riduzione di pazienti in stadi avanzati della malattia – afferma Monica Di Luca, Vice Presidente Airalzh e Presidente di European Brain Council. “Ciò comporterebbe un aumento della qualità di vita dei pazienti ed un aumento degli anni di vita senza disabilità (QALY) pari a 1,75 anni per paziente. Nel complesso, si stima che un simile trattamento riduca i costi totali dell’assistenza da 22.000€ a 12.406€ a persona». 

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Tanta strada da percorrere

«Nonostante la patologia sia stata descritta per la prima volta nel 1906 – racconta Alessandro Padovani, fondatore e Membro Consiglio Direttivo Airalzh Direttore della Clinica Neurologica presso Università di Brescia – la scoperta della formazione della proteina amiloide, riconosciuta come uno dei principali responsabili della malattia, è avvenuta soltanto nel 1984, poco più di 35 anni fa. La ricerca sull’Alzheimer è quindi relativamente recente e ha ancora tanta strada da percorrere sia sul fronte dello studio che per la necessità di aumentare i finanziamenti per la ricerca.

Accelerare sulla fase più avanzata

Uno sforzo imponente è richiesto, continua Padovani, «in particolare per individuare terapie efficaci nelle fasi conclamate e nelle fasi più avanzate. In realtà, nel mondo occidentali gli sforzi in atto sono già rilevanti. Nel 2019 la dotazione per l’AD e le malattie correlate è stata negli USA di poco superiore a 2 miliardi di dollari, oltre quattro volte il totale del 2013. Sebbene ciò risulti inferiore rispetto ai 6 miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro, i finanziamenti aggiuntivi hanno consentito di investire in importanti iniziative infrastrutturali, come il programma MODEL-AD per la generazione di modelli animali migliori e il supporto ai programmi del consorzio di studi clinici sulla malattia di Alzheimer. La sfida è convertire queste risorse in prove reali. Ci sono solo 50-60 studi clinici sperimentali su malati AD ogni anno, rispetto a 500 per le malattie cardiovascolari e 2.500 per il cancro.

Diversificare i target di ricerca

Oltre agli investimenti, la Malattia di Alzheimer ha bisogno di diversificare e integrare la filiera terapeutica con una maggiore varietà di  target  come è già in atto. Ad esempio, dal 2014, i finanziamenti per le terapie dirette all’amiloide sono scesi dal 25 percento a meno del 10 percento, mentre i finanziamenti per l’infiammazione sono aumentati drasticamente, dal 5 al 20 percento circa.

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