Elisabetta Casellati: «L’Italia ripartirà grazie alle donne»

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Da fine febbraio non è più tornata a casa, nella sua Padova. È rimasta in Senato a lavorare in modo diverso, l’abbiamo vista in Aula con la mascherina. Anche per lei, come per tutti noi, l’isolamento da coronavirus è stato un modo per ripensarsi, e per ripensare. iO Donna ha intervistato in esclusiva (ovviamente a distanza) Elisabetta Casellati, prima donna presidente del Senato. Con noi ha parlato di sé, di cosa ha imparato in queste settimane di lockdown, della quotidianità perduta. E soprattutto di come l’Italia uscirà dall’emergenza. La sua idea? Che la ripresa avverrà grazie alle donne, la grande risorsa ancora poco utilizzata nel nostro Paese. E grazie all’ambiente, se veramente crederemo in un futuro green. I talenti li abbiamo. È il momento di metterli in gioco. Con o senza mascherina.

Presidente Casellati, per lei, come per noi, queste sono state settimane di isolamento. Che cosa ha imparato?
I periodi di isolamento sono una prova, ma anche un’opportunità. Mettono a nudo le emozioni, ridefiniscono le priorità, accrescono il bisogno di appartenenza, amplificano le capacità progettuali. Ho cercato di vivere l’emergenza come un laboratorio. Di idee, ma anche di sentimenti. Ho imparato ad apprezzare ancora di più il valore dei piccoli gesti quotidiani. Ho riscoperto cosa significa immedesimarsi, commuoversi, condividere anche a distanza. Vivere tante vite oltre alla propria con la testa, ma soprattutto con il cuore.

Come ha organizzato le sue giornate in Senato, viste le restrizioni? E i senatori come si sono comportati?
Dalla fine di febbraio non ho più lasciato Roma. Passo ogni giorno in Senato. La mia priorità è stata da subito quella di assicurarne il pieno funzionamento in condizioni di sicurezza sanitaria. Devo dire che tra i senatori ho trovato grande responsabilità e consapevolezza: rispettano con rigore le disposizioni e si sono adattati velocemente a procedure innovative che, nonostante i disagi, hanno comunque consentito al Senato di continuare a lavorare.

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In queste settimane di lockdown, è riuscita a trovare del tempo per sé?
Confesso: i momenti per me sono davvero pochi. Oltre a seguire le attività del Senato, passo le giornate a cercare di rispondere concretamente alle tante istanze che arrivano dai territori. Non c’è spazio per le attività personali, al di fuori della telefonata quotidiana con i miei figli Ludovica e Alvise, con mio nipote Giancarlo, di un po’ di musica classica e qualche lettura.

 

La Presidente del Seanto in udienza da papa Francesco con il marito, l’avvocato Giambattista Casellati.

Che cosa le manca della sua vita di prima?
La consuetudine con la mia famiglia e la vicinanza degli amici. Mi manca poter condividere con loro il tempo della normalità: un pranzo, una chiacchierata, una passeggiata, magari gustando un gelato alla crema.

Con la pandemia, gli italiani sono cambiati?
Non so se gli italiani siano cambiati. So che stanno dimostrando di essere un grande popolo. Un popolo che, nei momenti più duri, dà prova di avere incredibili risorse. Il coraggio di chi è in prima linea per salvare vite umane e garantire la sicurezza di tutti. La generosità, la creatività e l’impegno di chi ha saputo fare fronte comune nello sforzo collettivo per uscire dall’emergenza.


Come ne usciremo, e soprattutto: secondo lei, come ne usciranno le donne?
Ne usciremo gettando le basi per costruire l’Italia di domani. Mentre si gestisce l’emergenza sanitaria, occorre agire subito per sollevare le famiglie dai disagi e dare ossigeno alle attività economiche con misure fiscali. Con la somministrazione di test sierologici, molte realtà produttive potranno ripartire gradualmente. Un ruolo chiave nella ripresa lo avranno certamente le donne, abituate a gestire situazioni complesse, visto che da sempre sono in prima linea e fanno fronte alle esigenze della famiglia, a quelle personali e al lavoro. Caratteristiche molto importanti per il futuro. Lo ha detto anche Papa Francesco: bisogna imparare dal coraggio delle donne.

Con la Nazionale di calcio femminile l’anno scorso, prima dei Mondiali.

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In questo periodo stiamo sperimentando lo smart working. Crede che domani questa modalità di lavoro vada rafforzata?
Siamo di fronte a una rivoluzione: per anni siamo stati abituati a misurare il rendimento professionale con le ore passate nei luoghi di lavoro. Credo che il Paese debba utilizzare ogni opportunità offerta dalle nuove tecnologie per ridisegnare il suo modello di sviluppo. Il lavoro agile è uno dei grandi temi su cui confrontarsi. A mio parere, poter lavorare nello spazio domestico, per quanto utile, non è però sufficiente a conciliare famiglia e professione. Servono altri interventi, a cominciare dal Welfare.

Lei sostiene che le quote rosa siano state utili ma non decisive: che cosa manca per raggiungere la parità nel lavoro?
Le vere quote rosa sono quelle che ancora dobbiamo conquistare lottando contro le resistenze di una società che spesso, nei fatti, nega alle donne concrete opportunità di affermazione professionale. Il divario salariale è un indicatore importante, ed è una vera e propria violenza di genere che umilia la dignità di tante lavoratrici. Serve un cambio radicale di prospettiva. Occorre incentivare l’occupazione femminile. Questo permetterebbe di incrementare il Pil mondiale in maniera significativa, come sostiene il Fondo Monetario Internazionale. È inoltre dimostrato che l’equilibrio di genere nei luoghi di lavoro migliora la produttività e più in generale ha un impatto positivo su tutte le dinamiche aziendali.

Davanti a Palazzo Madama illuminato in rosso per ricordare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Il 20 novembre scorso ha organizzato in Senato un convegno sull’emergenza denatalità. Come facciamo a invertire la rotta?
È vero, la denatalità è un’emergenza, anche se l’Italia mantiene una forte vocazione familiare, parte del nostro Dna. Purtroppo nel Paese continuano a mancare politiche occupazionali ed economiche di sostegno alla famiglia. Per invertire questa tendenza, serve non solo una rivoluzione legislativa che colmi la lacuna, ma anche una forte spinta culturale: investire sulla genitorialità significa investire sul futuro dell’Italia.

L’epidemia ci sta facendo riflettere sulla salvaguardia dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici. Lei ha invitato Greta Thunberg in Senato un anno fa. Qual è il suo impegno in questo campo?
Nel 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva già avvertito che le infezioni virali o batteriche sarebbero state una minaccia per l’umanità anche a causa dei cambiamenti climatici. La salvaguardia dell’ambiente diventa quindi una priorità per la salute e ognuno deve fare la sua parte. Per me è molto importante il rapporto diretto con la natura. La cultura dell’“usa e getta” mi ha sempre spaventato. Conservare, riparare, riciclare, risparmiare, differenziare sono linee guida che cerco da sempre di rispettare sia nella gestione della casa, sia al lavoro. Da presidente del Senato ho introdotto iniziative che vanno dall’eliminazione della plastica all’uso di auto elettriche, dal risparmio energetico alla riduzione della carta in favore della digitalizzazione. Ho promosso progetti di educazione ambientale per le scuole e sostengo associazioni di volontariato green.

La figlia Ludovica.

Sua figlia Ludovica dirige il sito viagginbici.com. Condivide la sua passione per le due ruote?
Ho sempre guardato con ammirazione all’attività di mia figlia. È riuscita a trasformare un convinto impegno ambientalista nella sua professione, andando a esplorare in modo creativo settori nuovi, prima quasi sconosciuti. Penso al turismo sostenibile che consente di valorizzare le bellezze naturali e artistiche, le nostre tradizioni culturali ed enogastronomiche nel rispetto dell’ambiente. Questo è il futuro. Quanto a me, posso dire di “pedalare” tante ore, ma seduta alla scrivania.

Ha studiato – oltre che all’università di Ferrara – anche alla Pontificia Università Lateranense, e padroneggia bene il latino. I classici possono aiutarci a interpretare la realtà di oggi?
I testi degli autori classici restano una bussola per orientarci anche nel presente. Nel loro pensiero troviamo molte risposte ai problemi della contemporaneità. Oggi più che mai, con scuole, musei, teatri chiusi, fare tesoro di questo patrimonio di saggezza può aiutarci a costruire il nostro futuro.

Nella Sala delle Donne alla Camera, accanto alle foto delle prime donne nelle istituzioni ci sono due specchi, a sottolineare l’assenza femminile nei ruoli di presidente del Consiglio e presidente della Repubblica. Quando toglieremo quegli specchi?
Quando anche in politica crolleranno gli ultimi pregiudizi e si comprenderà che non vi è alcuna differenza tra potenziale maschile e femminile e che la leadership non è questione di quote ma solo di capacità. I tempi sono maturi. Anche se ci sono voluti 70 anni per vedere una donna alla Presidenza del Senato, considero la mia elezione di due anni fa un segnale positivo perché ha aperto la strada per altre conquiste femminili nelle istituzioni.

Il momento della elezione a Presidente del Senato.

Che Italia vorrebbe lasciare ai suoi nipoti?
Un’Italia di prospettive e di opportunità. Un’Italia che impari a mettere a frutto tutti i suoi talenti, che premi il merito, che sappia liberare le energie del Paese, che faccia della cultura, della bellezza e dell’arte la sua priorità, che continui a fare innamorare di sé il mondo e a regalare agli italiani la consapevolezza e l’orgoglio di appartenere a una grande Nazione.

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