E le stelle stanno a guardare…

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Ava Gardner, l’Animale più bello del mondo I° Parte

Ava Gardner, Grabtown 1922 – Londra 1990

“Il cinema ci ha dato due idoli femminili, Rita Hayworth ed Ava Gardner. Oggi non nascono più donne così”. Così si esprimeva un noto conduttore del telegiornale americano. Gli uomini cadevano ai suoi piedi, ammaliati da quei meravigliosi occhi verdi che sembravano concedere il via libera per andare a scoprire un corpo statuario nato per l’amore. Per oltre vent’anni è stata la donna più irresistibile di Hollywood, prima di Elizabeth Taylor e Marilyn Monroe.

E, prima di Liz e Marilyn, è stata la sua burrascosa vita privata ad avere il sopravvento sulla carriera cinematografica. È vero, ha avuto “soltanto” tre mariti, ma anche un così alto numero di amanti che di loro si è perso il conto. Una lista infinita di pretendenti che includeva miliardari, artisti, attori, toreri, scrittori quali Frank Sinatra, Clark Gable, Ernest Hemingway, Gregory Peck, Louis Dominguin e George C. Scott.

Più dell’Atomica Rossa, Rita Hayworth, addirittura più del Mito, Marilyn Monroe. Quella ragazzina proveniente dalla campagna povera di un piccolo paese del North Carolina, che studiava per diventare una segretaria, è diventata, invece, una delle indimenticabili star di Hollywood, per molti la più GRANDE. 

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Una personalità impetuosa, da Dea che vuole dominare tutto e tutti, che però nascondeva fragilità ed insicurezza. Per tentare di fugare l’ansia, prima di entrare sul set, seguiva un consiglio molto in voga ad Hollywood: buttare giù un bel bicchiere di gin. Con il passare del tempo i bicchieri divennero due, poi quattro, fino ad arrivare a bersi intere bottiglie. L’alcol è stato la sua perdizione. Le sue sbronze, una memorabile l’ha condivisa anche con Winston Churchill, diventeranno rinomate.


La sua Biografia, la sua storia

Ava Lavinia Gardner è nata il 24 dicembre 1922 a Grabtown, negli anni della Grande Depressione, in un piccolo paese rurale in una delle tante piantagioni di tabacco del Profondo Sud. Ultima di sette figli di una famiglia poverissima. I suoi genitori sono due coltivatori di tabacco di origine inglese, Jonas Bailey, alcolizzato cronico, e Mary Elizabeth Baker, da cui riprende la bellezza e la pragmatica determinazione. A scuola ci va poco e fino a vent’anni, per sua stessa ammissione, aveva letto solo due libri: la “Bibbia” e “Via col vento” di Margaret Mitchell “ma solo perché era ambientato dalle mie parti”.

Crescendo diventa sempre più bella. Una foto scattatale dal cognato Larry Tarr e posta in primo piano nella vetrina del suo negozio di fotografo a New York le cambia la vita. Un impiegato della Metro Goldwin Mayer, si imbatte in quella foto: quegli occhi color smeraldo, gli zigomi scolpiti e quella sensuale fossetta sul mento lo fanno restare a bocca aperta. Da quel momento è iniziata la leggenda di Ava Gardner. Viene convocata per un provino negli studi della MGM.

Quando parla però qualcosa va storto: il suo forte accento della Carolina del Nord è terribile, scappa dalla vergogna e torna a casa. Ma non sa che, nonostante l’inflessione, ha impressionato tutti e per questo viene convocata per un secondo provino. Questa volta non dovrà parlare, dovrà solo entrare nella stanza, guardare dentro la macchina da presa e sistemare dei fiori in un vaso. Rimangono tutti, nuovamente, a bocca aperta. Quel portamento regale, quella fisicità così prorompente e quel magnetismo emanato dai suoi meravigliosi occhi verdi, sono un concentrato di fascino irresistibile, tanto che Louis Mayer, il capo indiscusso della Metro-Goldwyn-Mayer esclama:

“Non sa recitare. Non sa parlare. Ma è il più bell’animale del mondo. Arruolatela!”

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Ava Gardner, un diamante grezzo

Era un diamante purissimo che andava sgrezzato, togliendo alcune “impurità”. Si vedeva lontano un miglio che quella ragazza avrebbe avuto successo, ma era necessario, prima di tutto, insegnarle il significato autentico della parola recitazione, mandare via quell’inaccettabile timidezza e, soprattutto, eliminare quel forte accento, un po’ contadinesco, tipico della zona dove era nata e cresciuta, che andava fatalmente a guastare quel primo, meraviglioso, impatto visivo. Allora via con corsi di dizione, grande spazio a truccatori e a maestri di recitazione.

Nel 1946, dopo una serie di particine minori, si fa notare ne I gangsters dove recita accanto ad un esordiente Burt Lancaster e il pubblico, soprattutto quello maschile, ne è stregato. È come una pantera, con lo sguardo ipnotico e le movenze felpate, e quando nel 1948 appare nella pellicola Il bacio di Venere nei panni a lei congeniali della Dea della bellezza e dell’amore, diventa un’icona universale di fascino e sensualità. Da allora gira un film dopo l’altro, bevendo di tutto e fumando 60 sigarette al giorno.

Nel 1951 il film Pandora accanto a James Mason la consacra attrice di fama internazionale, tanto che nella cittadina di Tossa del Mar, in Spagna dove il film fu girato, eressero una statua a grandezza naturale con le sue fattezze. Sarà poi la volta di altri due grandi successi: Le nevi del Kilimangiaro, diretto da Henry King e tratto da un racconto di Hemingway, e soprattutto Mogambo del grande John Ford che la vede accanto a Clarke Gable e ad un’avvenente Grace Kelly. Ava è così convincente nelle vesti della ballerina Eloise Kelly da meritare la candidatura all’Oscar 1954 quale migliore attrice protagonista. La vittoria è andata poi a Audrey Hepburn per Vacanze romane.

Incanta con la Maja Desnuda

Ava torna al successo con il film campione di incassi La Maja Desnuda in cui il suo volto ed il suo corpo statuario diventano il volto ed il corpo di Maria Cayetana, Duchessa d’Alba, amante e modella del pittore Francisco Goya, interpretato da Anthony Franciosa. Sarà il suo ultimo film da protagonista ed ammalia ancora il mondo. Negli anni Sessanta la sua carriera comincia a subire una flessione anche se partecipa al kolossal 55 giorni a Pechino insieme a due mostri sacri, Charlton Heston e David Niven, e nel 1966 appare ne La Bibbia di John Houston nelle vesti di Sara, la moglie di Abramo, interpretato da George C. Scott.

Nel 1967 Ava Gardner ha una grande occasione per rilanciarsi: il regista Mike Nichols la vuole per interpretare la sensuale e spregiudicata Mrs Robinson nel suo capolavoro Il laureato ma lei, pur essendo ancora bella e desiderabile, pone una condizione irremovibile: “non mi spoglio” e la parte va all’affascinante Anne Bancroft. Negli anni Settanta le sono riservati ancora dei ruoli di una certa importanza nel western di John HustonL’uomo dai sette capestri” accanto a Paul Newman e Jacqueline Bisset, in “Cassandra Crossing” con Sophia Loren e Richard Harris. Ultimo ruolo di spessore è quello di Agrippina nella miniserie “A.D. Anno Domini” del 1985.

Il declino di una stella

Decide di andare a vivere a Londra, in una villetta signorile dell’elegante quartiere di Kensington in compagnia del suo cagnolino. Con il suo caratteraccio e la pessima reputazione di ruba mariti, di amiche ne aveva avute ben poche: una di queste era Grace Kelly, di cui lei stessa raccontò nelle sue memorie “amava fare scommesse; una volta abbiamo scommesso 20 dollari che Hyde Park fosse più grande del Principato. Lei diceva di no. Vinsi io. Mi mandò i dollari, una bottiglia magnum di Dom Perignon e un pacchetto di aspirine per dopo la sbornia. Mi conosceva bene”.

Sinatra la chiama spesso e le paga tutte le spese mediche. Ava Lavinia Gardner è morta il 25 gennaio 1990, a 67 anni e un mese. Un giorno con amarezza aveva detto: Non ho guadagnato nulla di buono dai miei amori se non anni di psicanalisi. Un uomo però c’era che l’aveva amata per davvero, perdutamente e per sempre. Un uomo che alla notizia della sua morte ha pianto disperatamente: Frank Sinatra, The voice.

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