Domenico Modugno e quel volo che ha cambiato la musica italiana
… Penso che un sogno così non ritorni mai più
Mi dipingevo le mani e la faccia di blu
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito
E incominciavo a volare nel cielo infinito
… Volare oh, oh
Cantare oh, oh
Nel blu dipinto di blu
Felice di stare lassù
Sono le frasi iniziali della canzone italiana più famosa nel mondo. Sono oltre 30 i milioni di dischi che questo brano ha venduto nei quattro angoli del mondo, anche grazie ai grandi interpreti stranieri che hanno deciso di inserirla nel loro prestigioso repertorio. Louis Armstrong, Ray Charles, Frank Sinatra, The Platters, Frank Zappa, Luciano Pavarotti e Paul McCartney sono soltanto alcuni dei grandi nomi della musica mondiale che hanno compiuto una scelta così significativa. In tanti hanno reso omaggio a quella canzone ma, scegliendola, hanno, innanzitutto, voluto rendere il più sentito ringraziamento a colui che quel capolavoro aveva creato.
La leggenda narra che il paroliere Franco Migliacci abbia preso lo spunto per scrivere il testo della canzone osservando un quadro del suo pittore preferito: “Le coq rouge dans la nuit” di Marc Chagall. Ma la forza impetuosa di quella canzone è derivata solo e soltanto dal suo straordinario interprete, nonché co-autore: Domenico Modugno. Siamo nel 1958 ed il cantautore di Polignano a Mare è un artista che è già dieci passi avanti rispetto a tutti i suoi colleghi. Nel momento in cui è salito sul palco del Festival di Sanremo, è iniziata la più grande rivoluzione all’interno della canzone italiana. Quel Festival del 1958 è un evento spartiacque, nulla sarà come prima. Da quel momento vi sarà un prima ed un dopo Volare, come è stata poi sempre denominata la canzone.
Ma chi era Domenico Modugno?
Domenico Modugno era nato il 9 gennaio 1928 a Polignano a Mare, in provincia di Bari. Le condizioni economiche della sua famiglia non erano certo delle migliori. Suo padre era una guardia municipale e lo stipendio non bastava a sostenere una famiglia con cinque figli. Fin da piccolo Domenico Modugno ha trovato quindi la maniera di guadagnare qualche soldo con lavoretti saltuari, ma intanto impara a suonare la chitarra e la fisarmonica. Impara presto e bene, il suo talento naturale inizia a sbocciare. Ma la sua passione non era inizialmente la musica, il giovane ragazzo pugliese voleva fare l’attore ed è nel cinema che la sua carriera artistica vede la luce.
Quelle apparizioni sul set non gli impediscono di continuare a scrivere canzoni ed il suo nome inizia a circolare, a farsi conoscere. Canta le sue canzoni e canzoni di altri grandi autori come Roberto Murolo, inizia anche brevi tournée a Parigi e New York. Nel 1955 sposa la donna ella sua vita, Franca Gandolfi, una giovane soubrette conosciuta alcuni anni prima. E poi…arriva il 1958, Nel blu dipinto di blu e tutto ciò che ne è seguito. In molti si sono chiesti, per decenni, qual è stato il vero segreto di questo successo planetario, cosa rendeva Volare così unica? Fermo restando che qui accorerebbe una risposta da parte di un vero esperto musicale, cosa che l’autore del presente articolo certamente non è, possiamo provare a dare qualche spiegazione.
Quell’iconica esibizione
Se si osservano le immagini di quel Sanremo 1958 e si confrontano le esibizioni dei grandi cantanti dell’epoca con quella di Domenico Modugno, tanti aspetti, apparentemente secondari, vengono prepotentemente alla ribalta. Da una parte cambiano le sonorità canoniche del Festival. Nella canzone Nel Blu dipinto di blu non vi è più la grande orchestra, ma un arrangiamento più riconducibile al gruppo musicale. Il testo poi dove si parla di un sogno, sfocia in quello storico ritornello dove l’ottimismo e quel senso di libertà lanciano un messaggio inimmaginabile soltanto qualche minuto prima dell’esibizione del cantante pugliese. E poi ancora c’è lui, Domenico Modugno, a marcare la differenza.
Il suo essere nato attore gli permette di cantare la canzone recitandola, accompagnando quelle parole con una gestualità che fanno apparire i prestigiosi ed inamidati colleghi appartenenti ad un’altra era geologica. Le sue braccia aperte e le gambe larghe, quasi che volesse abbracciare l’intera platea di spettatori in sala e non soltanto, erano qualcosa di mai visto prima nella tradizionalissima kermesse canora. In quei pochi minuti il pubblico è davanti ad una nuova concezione di canzone e della maniera di interpretarla. La sua carriera continuerà a svolgersi con successo tra cinema, teatro, televisione e, ovviamente, musica. Il 6 agosto 1994, a soli 66 anni, Domenico Modugno ci ha lasciato in seguito ad un infarto che lo ha colpito nella sua casa di Lampedusa. Nel 1993 aveva composto la sua ultima canzone intitolata Delfini, cantata insieme a suo figlio Massimo.
Articolo scritto da Stefano Vori