“Se vedi una mamma e un bambino con qualche indumento blu o nastro blu che cammina nel quartiere, non urlare, non insultarli!”, inizia così lo sfogo disperato di Patrizia Cristiani, mamma torinese di un bambino affetto da autismo. “Sono mamma di bambini con autismo che sono usciti per cercare di calmare la loro ansia”. Il post, condiviso dalla donna su Facebook, è diventato immediatamente virale, rispondendo alla sua esigenza di sensibilizzare sul tema. Vito, il suo bambino, ha 8 anni ed è autistico da quando ne aveva 2 e mezzo. Ma Vito non è solo questo. Vito è un bambino solare, entusiasta, attivo e, ora che non può più andare a scuola né a rugby, per lui e la sua famiglia è davvero difficile mantenere quel livello di “normalità” che hanno faticosamente conquistato nel corso degli anni.
La disperata caccia all’untore può avere tragiche conseguenze
Il problema, purtroppo, come spesso accade, è il fanatismo che certe circostanze drammatiche contribuiscono a creare. La disperata caccia all’untore ha fatto sì che persone come Patrizia e Vito siano diventate oggetto di attacchi verbali da parte di individui che, provati dal clima di terrore corrente, hanno sfogato tutta la loro frustrazione su di loro. Come spiega lei stessa, “la legge dice che possiamo uscire e infatti lo facciamo, stando attenti alle distanze e indossando sempre qualcosa di blu. Ma le persone non sempre capiscono, e giudicano” e, di seguito, riporta un episodio in cui lei e suo figlio sono stati insultati da un automobilista che, fermatosi alle apparenze, non ha, evidentemente, la benchè minima idea del disagio vissuto da alcune famiglie in questa situazione.
Si chiedono misure meno ristrettive per loro
“Vito saluta tutti abbracciandoli e adesso che non può, per strada si mette a piangere”, continua così l’appello di questa madre, che chiede misure meno restrittive non solo per chi è autistico, ma anche per tutte le persone affette da disabilità psichica o patologie psichiatriche. “Per fortuna non è autolesionista come molti bimbi autistici, ma va spesso alla finestra e per farci capire che vuole uscire lancia degli oggetti. Dobbiamo stare sempre molto attenti. Ma chi ha un figlio autistico adulto come fa?”.
Per chi ha una, seppur minima, familiarità con l’autismo e i disagi che ne conseguono, saprà bene quanto possa essere difficile per le persone affette riuscire a capire il senso di queste restrizioni. Se posti di fronte a divieti estremamente rigidi, l’iperattività di chi è autistico potrebbe sfociare in episodi di aggressione o autolesionismo, soprattutto ora che non è – momentaneamente – possibile contare sull’appoggio dei centri di terapia specializzata né sul sostegno – fondamentale – degli educatori che forniscono loro assistenza domiciliare.
2 aprile: Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo
A questo proposito, questa super mamma ci ricorda che il 2 aprile è la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo, il cui simbolo è proprio il colore blu. “Giovedì cercheremo di uscire con un segno blu addosso, o un mantello blu sia per i genitori che per i figli. Sarà un momento per porre i nostri problemi all’attenzione pubblica”.
Cosa ci insegna, allora, la riflessione di Patrizia? Ci insegna che questa situazione drammatica può essere per noi un’ottima occasione per riscoprire il valore dell’empatia, il magico potere di mettersi nei panni degli altri, quand’essi soffrano o gioiscano. Solo così sarà possibile andare oltre le apparenze e scrollarci di dosso la subdola tentazione del giudizio.
Fonte articolo alfemminile