Amazon ci fa comprare meno: vendita più sostenibile o semplice riorganizzazione?

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Il Coronavirus mettendo tutti in lockdown, ha bloccato, chi più chi meno, le economie di quasi tutti i paesi del mondo. Una sola ha viaggiato ancora più veloce di prima: quella di Amazon. Solo che forse ha viaggiato troppo.

Colosso sotto pressione

Dall’inizio dell’epidemia del coronavirus, infatti, il colosso dell’e-commerce è stato messo fortemente sotto pressione. Con i negozi chiusi, tutti si sono buttati sulla piattaforma ordinando l’impossibile.  

E questo ha  portato ad un aumento delle vendite talmente inaspettato da far trovare l’azienda impreparata a gestire un numero di ordini così massiccio. Ovviamente accompagnato dalla necessità di garantire condizioni di sicurezza ai suoi dipendenti, costretti a un lavoro molto più pesante.

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Solo beni necessari

La reazione del colosso però, non si è fatta aspettare troppo. Di qualche settimana fa l’annuncio che avrebbe accettato ordini solo di beni di prima necessità. Quindi prodotti alimentari, per l’igiene e per la salute, libri per ragazzi, prodotti per l’infanzia e per aiutare le persone a lavorare da casa. (niente paura, riprenderà a farlo questa settimana).

Lasciando molto sorpresi visto che con la vendita tutti gli altri prodotti avrebbe aumentato i profitti in maniera esponenziale, essendo l’unico a poterlo fare praticamente in esclusiva.

Strategia anti business?

Insomma, Amazon avrebbe scelto una strategia anti-mercatista. Ma immaginare che il colosso faccia qualcosa che vada contro il suo modello di business, lascia quantomeno perplessi. 

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Il boom non è sostenibile

Un’idea di verità sulla quale riflettere la fornisce il Wall Street Journal quando spiega che il boom dell’e-commerce provocato dalla pandemia, non è sostenibile per nessuno, neanche per il pioniere del commercio elettronico. È per questo che, nonostante centinaia di migliaia di assunzioni in tutto il mondo, proprio per cercare di stare dietro ai picchi, Amazon sta lavorando “contro se stessa” per farci comprare meno.

Interfaccia modificata

Secondo l’autorevole quotidiano, infatti, Amazon sta organizzando una serie di azioni mirate, ancora non ufficialmente annunciate, ma già adottate soprattutto negli Stati Uniti, che potrebbero essere allargate anche in altri paesi, tra cui l’Italia. 

A  partire dalla modifica della sua interfaccia, in modo da scoraggiare le persone a comprare più del necessario e aggiungere altri prodotti al carrello. E quindi cancellando la sezione “gli utenti che hanno comprato questo prodotto hanno comprato anche” (non c’è più neanche in Italia). 


Via il Prime Day e la pubblicità

Negli Stati Uniti, poi, ha cancellato anche: il Prime Day, la giornata di sconti e promozioni che dal 2015 organizza ogni anno a luglio, le campagne promozionali per la Festa della mamma e del Papà, che avrebbero dovuto invogliare le persone a regalare qualcosa ai genitori e ha ridotto la quantità di annunci pubblicitari che appaiono con le ricerche su Google.

E ancora: niente più garanzie sulla spedizione in un giorno in Europa, grazie ad Amazon Prime, ma nemmeno negli Stati Uniti dove la consegna in poche ore richiederà mesi. 

Infine, avrebbe ridotto del 50 per cento le percentuali dei ricavi delle vendite alle aziende che hanno condiviso il link a un prodotto sul proprio sito.

Prepararsi nel modo corretto

Pur sembrando scelte contrarie alla logica di mercato, visto che cercano di contenere gli acquisti, lo sono solo apparentemente: infatti, Amazon ha  solo preso tempo per riorganizzarsi. A metà marzo Amazon aveva assunto 100mila nuovi dipendenti negli Stati Uniti e a metà aprile ha detto che ne assumerà altri 75mila, per lavorare nei magazzini e nelle consegne. Non è ancora chiaro se siano in programma simili investimenti anche in Italia.

La sicurezza prima di tutto

Inoltre, sta mettendo in atto una serie fondamentale di misure di sicurezza per i suoi dipendenti; tra queste, la rilevazione della temperatura per tutti coloro che devono lavorare, la frequente sanificazione dei magazzini, la distribuzione di mascherine e la costruzione di un laboratorio per fare i test del coronavirus sui suoi dipendenti. 

Nel frattempo, una squadra di alti dirigenti è stata ingaggiata con il compito di capire come e quando l’azienda potrà tornare alla normalità, sia nell’offerta di prodotti sia nei tempi di spedizione. Tra le prime risposte viene sottolineato che ci vorranno anche più di due mesi, ma che probabilmente molti dei cambiamenti in corso in queste settimane di emergenza non saranno permanenti.

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